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0 = 2 | Il solitario
di Jacopo Valli

15 marzo 2014


Se ognuno è solo, ciò tuttavia non significa che una persona sola non possa intrattersi con altre persone sole.

Al contrario, il problema si fa greve quando le persone considerano se stesse come non sole, e per conseguenza pretendono assorbire e/o essere assorbite in forme spettacolari.

Qui, pressappoco accordandoci a Vaneigem, non v’è peggior solitudine di quella che interiorizza la legge del clan; e, inoltre, come Daumal ebbe a dire circa la sua guerra santa, Seul, ayant dissous l'illusion de n’être seul, seul, il n’est plus seul à être seul.

Infine, perfino il santo come individuo separato (non tutti i santi lo sono, evidentemente) è certamente avvolto nello Spettacolo (anche quando quel santo è incidentalmente un mistico, allorché mantenga una determinata posa stilistica — uno stile linguistico definito o tipizzabile, per esempio): uno deve essere separato anche da ciò che lo separa da sé: ancora, lo Spettacolo, eventualmente dantesi sotto la forma di una particolare idea di sé.

Il solitario è allora 0 = 2 (ovvero 0 = n, e non l’Uno o Zero come Uno).



Per Kirkeby, New shadows V, 1996



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