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Kasparhauser ISSN 2282-1031
Vita degli uomini infami
A cura di Fabio Vergine
2018
Silvia DAutilia
Corpo, bisogni e potere. Dalla vita degli uomini infami ai meccanismi di neoistituzionalizzazione
A voler essere sintetici, si potrebbe parlare di
vite infami
per indicare, senza particolari connotazioni temporali, esistenze ribelli e quindi sottoposte ai processi di applicazione del potere. Dal greco
phēmē
, “voce”, infame non è solo l’individuo che porta con sé il sigillo della riprovazione sociale, ma anche “il senza racconto”, “il senza voce”: un’esistenza azzittita e privata della sua espressività. Ed è proprio questa negazione di espressione la cifra del giudizio d’infamia.
Marco Della Greca
Il reale? Un libro, nientaltro che un libro...
Tra i primi a dedicare un lungo studio all'opera di Blanchot, Michel Foucault pensa bene di partire dal principio. E abbordando la questione frontalmente, incappa subito nel problema.
Je parle
. Proposizione puntiforme e infinita, che quando è pronunciata sembra eterna e quando non lo è sembra eternamente impronunciabile. Paradosso ancora più infido dell'
io mento
di Epimenide, che può essere sciolto se si fa della proposizione l'oggetto di un'altra proposizione di grado superiore
io dico che io mento
dal cui valore di verità dipende quello dell'altra. Ma se si scrive
io dico che io parlo
, nulla si risolve: non si può "risolvere", parlando, l'atto di parlare, che nel momento in cui avviene sembra non aver mai avuto inizio, e che quando si tace sembra non aver avuto fine, nel senso che non può essersi concluso ciò di cui nessuna traccia testimonia la passata esistenza.
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