«Trasgredire attraverso la vita le leggi della ragione, rispondere alle esigenze stesse della vita contro la ragione».
Ma è davvero necessario che la ragione detti leggi e condizioni asserventi?
Secondo Jean Baudrillard, anti-tomisticamente, anti-tolemaicamente, «Il caos non è così radicalmente opposto alla razionalità. Questa è stata più o meno dominata, controllata [...]»; e mi chiedo non è forse la ragione stessa a poter sondarsi criticamente, al punto da saper sradicarsi e spingere il pensare verso un al di là, in essa ricompreso ed immanente, «dove lesistenza, [...] dove luniverso che la arreca appaiono di nuovo come un dedalo»?
Parossisticamente, in metaforica oscurità, sgranare gli occhi ed iniziare a vedere come gatti, attraverso il
Tapetum lucidum razionale. Inabissarsi in uno stato come di sogno lucido, di sogno che non attenda risveglio e sappia di essere sognante; di sogno, cioè, che è già anche realtà e che non anela più ad un
Altro, inteso metafisicamente, come
forma mundi da possedere, conquistare, realizzare, tanto più per qualche pretesa necessità storica, passatista o meno.
Essere sogno che sa di sognare è essere condizione aperta e cosciente di tale apertura, della possibilità, del molteplice. Così, non si dà un tutto, un esaurito; non si danno forme ultime ed ordinanti pure la ragione ereticale che qui intendo mallevare.
Non si può dare Un uno sogno, come non si può dare Un uno senso: il sogno, il mondo (...) non ha senso, ma è il senso di se stesso; e si possono dare più sogni nel sogno e più sensi nel senso di se stesso che è il sogno medesimo [come in una
mise en abyme]; sogni e sensi che non sono evidentemente definitivi, e che nemmeno sono necessariamente afferibili a tensioni privatamente escatologiche e definitive-definitorie rispetto al sogno, chè per volontà negabile, eventualmente, attraverso un risveglio [compimento e realizzazione dellideale], che è un metafisico riaddormentarsi credendo finalmente di svegliarsi, mentre invece ancor si sta sognando, ed evidentemente senza la coscienza di ciò e privi della comprensione di come tale condizione non sia limitante, ma amplificante e risvegliante; destante quel necessariamente azzardato sguardo capace di cogliere «il movimento passionale e tumultuoso che forma la vita».
(*) G. Bataille, da «Nietzsche et les fascistes Nous autres sans-patrie» [frammento], in Acéphale, n. 2, Janvier 1937 (traduzione di Jacopo Valli)
František Kupka, Tango, 1909