Kasparhauser
2012
Philosophical culture quarterly
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Chaosmografie ■ I. Ontologia | Cosmologia
di Jacopo Valli
Tempo. Corpo serpino
Se fossi serpente e pure lo sono ancora sarei il mio stesso corpo serpino: muterei pelle e mutandola, muterei: da eterno serpente, eterna muta, eterna mutazione che sarei: e in effetti, sono.
Il Tempo (Kronos) finisce senza mai essersi dato, se non come proiezione o strumento fizionale. Lo stesso può forse dirsi della Storia.
La Fine del Tempo concide forse con il Tempo della Fine. Ma non con un Tempo della Fine che preceda una Fine del Tempo ancora in scorrimento, ancora percorrente la sua linea, ancora cronologico; una Fine del Tempo ancora temporale e che si darebbe come Stato fintamente finito e chiuso, o chiuso e finito in una forma, in una rappresentazione sim–bolica; concluso in una Positività che si pretenderebbe senza negazione possibile, in una Positività fuor di dialettica solo per distrazione dal Tutto, e concentrazione su se stessa ancorché ancor del tutto dialettica. Come potrebbe ad esempio il Regno di Dio, alla Fine dei Tempi, darsi come Regno, se non per volontà e rappresentazione, se non per pretesa? E come potrebbe mantenersi, se non per repressione di un suo Altro? E come potrebbe non essere ancora cronologicamente temporale, dovendosi protrarre nel Tempo? Diversamente: l’Eternità è non solo da sempre ma anche per sempre ed è già il qui ed ora perpetuo, senza dèi e regni possibili; senza Fine del Tempo ancora temporale e nuovamente tesa a Kronos, senza Tempo della Fine che non sia già anche intemporale (non cronologica) Fine del tempo.
La Fine del Tempo coincide con un Tempo della Fine senza Fine; con una Fine del Tempo che non attenda un Altro che non sia già qui ed ora, che non flirti ancora con Kronos, che non intenda risolversi in un positivo stato non solo definitivo ma definito, ideale, statico d’una staticità che non sia la stessa negativa mutazione perpetua già anche positiva ed esausta ed esaustiva, sconfessante qualsivoglia infermità eventuale disattivante il possibile caotico Dis–astro ontologicamente inaggirabile, se non per anelito volontaristico–rappresentativo che È.
Fine del Tempo come Tempo della Fine senza Fine è Aiòn come Essere (senza essere Cosa): Uroboro: lo stesso eternal serpino corpo mutante che sono, borgesiana tigre che sono, scorrenti acque immote che sono, che È.
Non v’è Dis–astro, senza Astro; non vi sono Fine della Storia e Post–Storia, senza Storia; non v’è Fine del Tempo, senza Tempo.
La Post–Storia è un compimento, ma il compimento prevede un processo, e tale processo è, in ultimo, ancora una proiezione afferibile ad ordinante dualismo. E così è del Tempo cronologico tutto: la Fine del Tempo (una Fine del Tempo che sia o meno coincidente con un Tempo della Fine senza Fine già da/per sempre presente, o meno) è tale secondo processo di proiezione temporale d’ordine cronologico.
Invero, non si tratta di uscire dal Tempo e dalla Storia, perché Tempo e Storia mai si dettero: si tratta semmai di ri–comprendersi e restituirsi all’intemporale, ovvero, all’incronologico, all’eternale aiònico che s’è.
È come se conosciuta Omega la si riconoscesse come già anche Alpha ed il processo conoscitivo (gnostico), la Via, si riassorbisse e venisse ri–compresa come proiezione [dualizzante forse innecessaria: se non fosse per alcuni problemi d’ordine neurofisiologico e di retaggio evolutivo propri degli individui di cosiddetta specie umana, i quali son tuttavia naturalmente culturali].
La Via restituita a se stessa rimane senza via: senza un Cristo e senza un Astro: la Via senza Via, È: Ensō, o Uroboro.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, cavalca l’ariete, che pure è fuoco, ragione desiderante e desiderio di ragione.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, ha sette lingue fiammeggianti: una, nera, è Kālī. Essa è Śiva coperto di cenere bianca.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, è il suo stesso corpo, le sue stesse lingue. Le lingue sono di fuoco: sono il fuoco stesso.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, lo sa: lo è [non più dun lapislazuli cinese o dun etto di guano].
Agni, fuoco e bruciante pensiero, bruciando-pensando compie il Ni-ente che È non finendo di finire, al di là dell’Inizio e della Fine Atto senza attuazione; Potenza in atto senza Azione.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, è anche mutante corpo serpino, aiònica mutevolezza.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, è danza di Kālī, che è già anche danza di Śiva.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, è tutte le cose e tutti i pensieri.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, non si risolve nell'esser Cosa o Pensiero.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, è il suo stesso perpetuo bruciar in-finito.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, È, senza Tempo.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, è incronologico Essere, aiònico compiersi eternale.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, è senza Tempo, perché è anche lo stesso Tempo, intemporale, sprogrammantesi nelleterno presente che da/per sempre È.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, è il bruciare, senza Tempo, senza Fine.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, è la derridiana Fine senza Fine del bruciare che È.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, è il bruciare che È.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, È.
Agni, fuoco e bruciante pensiero, non è neanche Agni: giustappunto essendolo, essendo il suo stesso bruciare, essendo e non potendo non essere.
Geometric Horsehair, Untitled, 2013
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