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2023


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Florence Henri, Composition abstraite, 1931



Kasparhauser ISSN 2282-1031

Phaenomenologica
A cura di Giuseppe Crivella


2023

La concezione merleau-pontiana dell'inconscio nei manoscritti tardi
di Emmanuel de Saint Aubert

Merleau-Ponty dunque abbandona lo schema classico precedentemente descritto in favore di uno schema maggiormente fenomenologico, centrato sulla nostra apertura carnale al mondo, inconscia per principio. Un'apertura, questa, dalle molteplici stratificazioni (senso-motoria, immaginario-desiderante), ma che il filosofo, come si sa, intende riconsiderare a partire dai fondamenti percettivi della vita intellettiva. «L'inconscio non è sprofondamento di pensieri, meccanismi nascosti, ma funzionamento di legami percettivi », afferma il corso sulla passività del 1955; e, simmetricamente, «la percezione è il vero inconscio». «L'inconscio: eccesso del percettivo sul nozionale»: se l'inconscio è implicato nell'eccesso del percettivo sul nozionale, esso chiama in causa anche l'eccesso dell'onirico sul percettivo: è anche «il fondo onirico pre-oggettivo di ogni percezione».


2022

Lo statuto fenomenologico dell'immagine in Husserl
di Pierre Rodrigo

Rimane da sapere perché la modificazione di neutralità immaginaria si applica al solo ricordo e non alla percezione presente. Per quale motivo Husserl caratterizza il vissuto di immaginazione come un vissuto certo presente, come lo è ogni vissuto, ma al tempo stesso sospeso, fluttuante? E per quale ragione egli aggiunge che «bisogna ritenere una qualità eidetica della coscienza immaginante il fatto che non solo il mondo, ma nello stesso tempo il percepire stesso che questo mondo, è immaginario»? Rimane intatto il problema di sapere che cos'è un percepire immaginario slegato o fluttuante e di sapere anche perché questo percepire implica solo la neutralizzazione delle presentificazioni. Solo considerando il movimento complessivo dell'argomentazione del capitolo IV della terza sezione di Ideen I potremo dare una risposta a tali questioni, ed è inoltre in tal modo che comprenderemo perché e in che maniera Husserl perviene all'incisione di Dürer.


«L'architettura del visibile»: microlettura della fine di Sodome et Gomorrhe
di Anne Simon

Con Merleau-Ponty la filosofia non deve più sbarazzarsi del metaforico o del figurale come di un compagno ingombrante che viene a sovraccaricare l'idea pura (idea di Essere, di Nulla, di Tempo, di Io, d'Oggetto) dei suoi abiti menzogneri e teatrali; al contrario è proprio prendendo in esame la dimensione fondamentalmente trasversale, tortuosa e mediatrice del linguaggio poetico che la fenomenologia potrà accedere più direttamente ad una vera espressione del nostro legame con l'essere.


2020

Verso l’endotempo e l’endospazio: Le difficoltà del motivo della profondità carnale in Merleau-Ponty
di Pierre Rodrigo

Nell'endo-tempo e nell'endo-spazio legati alla dimensione dell'essere carnale non vi sono più atomi né di tempo né di spazio, non vi è più alcun qui e ora. Non vi sono che delle risonanze e dei richiami d'espressione, i cui legami sono giustificati, in ogni esperienza percettiva, dalla logica interna dei fenomeni stessi, dagli echi che risvegliano i vari raggi di mondo che agiscono in modo impercettibile negli interstizi del percepito. Tutta la difficoltà del motivo merleau-pontiano della chair si concentra in questo punto: in che modo tale negatività vera può essere portata, senza tradirla, all'espressione linguistica?


L’origine immaginaria di ogni essere: la nozione di Istituzione in Merleau-Ponty
di Annabelle Dufourcq

L’immaginazione produrrebbe così degli schemi, cioè trasformerebbe il concetto in regola operante, in un’attività di sintesi collaudata nel tempo e nello spazio. Ma perché supporre una sensibilità e un intelletto da principio distinti, mentre le sensazioni e i concetti isolati sono assurdi e non sono mai percepiti in questa forma? Questa prima versione di sintesi trascendentale non è soddisfacente.


Merleau-Ponty di fronte a Husserl e Heidegger. Illusioni e ribilanciamenti
di Emmanuel de Saint Aubert

Al di là dei fatti, della storia e dell’erudizione, è verso un'interpretazione più fine del senso intrinsecamente merleau-pontiano della fenomenologia e dell’ontologia che questi necessari ribilanciamenti finiranno per sfociare. E allora il figliol prodigo di Husserl e Heidegger si rivelerà essere né figlio né tanto meno prodigo. Siamo di fronte ad una fenomenologia che si basa su una critica radicale della coscienza, su una concezione dell'intenzionalità corporea a partire dalla quale la nozione stessa di intenzionalità finisce per dissolversi, su una ricezione della psicologia dello sviluppo e della psicanalisi la cui convergenza con la fenomenologia viene riaffermata come evidente e fondamentale, su una riscrittura del fenomeno della donazione “in carne ed ossa” le cui dinamiche portanti sono il desiderio e l'immaginario e che rifiuta vigorosamente lo schema del riempimento.


2018

Dell’unità dell’immaginazione 3. Le immagini appartengono tutte alla stessa famiglia? [TERZA E ULTIMA PARTE]
di Philippe Cabestan

“Dobbiamo cercare di costituire uneidetica dell'immagine, ovvero cercare di fissare e descrivere l’essenza di questa struttura psicologica così come essa appare nell'intuizione riflessiva. Poi, una volta che si sarà determinato l'insieme delle condizioni che uno stato psichico deve necessariamente riempire per essere immagine, si potrà passare dal certo al probabile e chiedere all'esperienza ciò che essa può insegnarci sulle immagini così come esse si presentano in una coscienza umana contemporanea” scrive Sartre ne L’imagination. Noi esamineremo successivamente le risposte de L’imagination e poi de L'imaginaire e, in conclusione, de L’Être et le Néant.
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Dell’unità dell’immaginazione 2. Le immagini appartengono tutte alla stessa famiglia? [PARTE SECONDA]
di Philippe Cabestan

La concezione dell'immagine come di un modo determinato di percezione non deve essere intesa nel senso che alla percezione di un supporto verrebbe ad aggiungersi un atto di immaginazione che riposi su di esso; come se, dal punto di vista noematico, al dato percettivo, ovvero al supporto, venisse a connettersi il mondo di immagine. E se la coscienza di immagine è esattamente coscienza percettiva è perché, come ci dice Fink, l'intuitività del mondo d'immagine è essenzialmente una intuitività impressionale presentativa, la coscienza di immagine è una coscienza presentante
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Dell’unità dell’immaginazione 1. Le immagini appartengono tutte alla stessa famiglia? [PARTE PRIMA]
di Philippe Cabestan

Contemplo l'incisione di Dürer; poi, abbandonandola, immagino un cavaliere che affronta la morte; infine mi addormento ed ecco che ciò che contemplavo o immaginavo, lo sogno. Messo da parte il soggetto in questione, che cosa hanno in comune questi atti differenti della mia coscienza? L’uno suppone il sonno e gli altri due la veglia. In un caso siamo di fronte ad un foglio di carta ricoperto di tratti neri e iscritto nello spazio della percezione, negli altri due casi la coscienza forma, indipendentemente da ogni supporto, un’immagine scelta da lei.
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2017

Husserl e il problema dell’univocità dell’intuizione
di Dominique Pradelle

Esiste un concetto formale e univoco del’intuizione dell’oggetto? Fin dal suo testo del 1894, Studi psicologici sulla logica elementare, e poi nella V Ricerca Logica, la percezione sensibile fornisce a Husserl il modello per ogni intuizione in generale. È allora possibile trasporre ai differenti tipi di essenze o categorie di oggetti il paradigma di intuizione già enucleato nella sfera della percezione sensibile? È possibile, allora, trasporre presso le differenti discipline eidetiche ciò che vale per l’afferramento e l’intuizione degli oggetti individuali del mondo spazio-temporale?
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Merleau-Ponty e la spazio-temporalità dell’essere carnale
di Emmanuel de Saint Aubert

Jean Wahl si esprimeva in questi termini: «mi sembra che il suo pensiero si apprestasse a definire un nuovo spazio e un nuovo tempo, un nuovo spazio-tempo». Da sempre attento ai lavori di Merleau-Ponty, uditore regolare ai corsi al Collège de France, in Wahl era ancora persistente il ricordo delle ultime lezioni sulla simultaneità ontologica e l’ubiquità carnale. Egli aveva indovinato quanto esse rappresentassero un coronamento del complesso dell’evoluzione del filosofo
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