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2012


Rivista di cultura filosofica


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<OTTO>
Ispirato a un testo di Louis Wolfson. Gruppo Teatrodanza “Kinkaleri”
(Extrait)


      Intervistatrice: Quindici anni dopo Lo Schizofrenico e le Lingue, che cosa l’ha spinta a scrivere un secondo libro?

      Louis Wolfson: La ragione principale è l’insieme delle note lasciate da mia madre: volevo che fossero incorporate in un libro. Ho aggiunto il racconto di certe cose vissute in quell’epoca, oltre alle mie idee su come porre fine alla vita sul pianeta Terra…

<OTTO> è un vuoto: l’unico posto dove stare.
Aspettare. Guardare. Alzare la testa. Vedere gli aerei, indicarli col dito. Esplodere in mondovisione. Questo non è un soggetto. Non avere nessuna parola, evitare lo sguardo smarrito del mio gatto.

<OTTO> è un vuoto, ora, una sospensione del mondo, evitare di guardare, conosciamo già tutto, siamo al massimo valore della rappresentazione crudele del mondo che si offre alla rappresentazione indecente di sé. È soltanto un numero: otto; è anche una parola che significa un numero.
Non possiamo fare a meno di pensare la fine: il fine.
— Va bene la compro.
— Tutta o un terzo?
— Metà.
— Metà di un terzo o metà di tutta?
— Allora se la metti così decidi da solo vado a prendere un caffè.
— Aspetta.
— Muore il vento, muori tu, moriamo tutti.
— Sarebbe?
— Novanta.
— Novanta per un terzo.
— Va bene, solo perché sei te.
— Solo perché sono io.
<OTTO>
scena morta
La presenza, mettersi in; l’oscenità di tale atto, la pornografia dello sguardo di chi lo abita, i percorsi tracciati, le componenti del risultato, innescano quei piccoli miracoli impronunciabili dovuti a coincidenze fortuite. Solo nella spietata visione di un’idea si nascondono verità di una poesia miracolosa. La creazione di per sé suggerisce l’idea del crimine, sono i criminali con i loro atti senza progetto i veri artisti e, sulla scena vuota, nel galleggiare dei reperti che svelano le tracce di atti improbabili, si costruisce un concetto. Vedere un corpo che agisce se stesso è la risultanza di tale sforzo e noi crediamo che se tale gesto fosse invertito a spietata essenza sarebbe la meraviglia.


<OTTO>, Teatro studio di Scandicci, 16 gennaio 2003, è ispirato a un testo di Louis Wolfson ed è una produzione “Kinkaleri”, in collaborazione con Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Teatro Studio di Scandicci, Xing, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Dipartimento dello Spettacolo — Regione Toscana — European Network DBM, Dance Bacin MediterrainÈe.


Kinkaleri, Otto, 2002-2003.


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