Kasparhauser Rivista di cultura filosofica
MONOGRAFIE
Kasparhauser XV, anno 2017
Andrej Tarkovskij: Il tempo scolpito e l'eredità perduta
Kasparhauser XVII, anno 2020
Contro la poesia
ARTICOLI
Appunti per una fenomenologia della parola digitale. Odio per il presente
Possiamo indagare la differenza tra parola stampata e parola digitale, ma non confondiamola con la differenza tra parola e scrittura. Entrambe, parola stampata e parola digitale, appartengono già a quel processo tecnologico di istituzionalizzazione della parola che non possiamo revocare. Non si tratta dunque, nel cercare di capire cosa stia accadendo alla parola che diventa digitale, di vagheggiare un ritorno a una presunta autenticità. Si tratta invece di dire e di non ignorare che cosa stia accadendo. Come stia cambiando quello che possiamo dire a partire dal cambiamento dalla forma delle parole con cui lo diciamo.
Austerlitz, ovvero il ritorno del passato
Si passa oltre se si è immessi in ciò che trapassa, scorre da prima, in avanti (il passato) - portati, sostenuti da ciò che trattiene il senso di ciò che è stato, e lo verifica come responsabilità, eredità, speranza per affrontare ciò che può ancora avvenire (la tradizione).
Credo quia absurdum
Prendere sul serio il cristianesimo, ovvero prendere sul serio qualcosa di assurdo: questo Baldino ribadisce, e il suo intervento si colloca, amio giudizio, lungo quella direttrice mai domata dell’apologetica, della teologia, della filosofia e della letteratura cristiana degli ultimi duemila anni, da Tertulliano a Kierkegaard, dallo Pseudo-Dionigi a Dostoevskij, che non ha mai perseguito una corrispondenza tra rivelazione e logos.
Doppio errore di Heidegger [Il]
Heidegger rifiuta di vedere che il nazismo sceglie l'ebraismo come ciò che resiste alla volontà di totalità, che resiste come alterità. Heidegger si rifiuta di inserire questo elemento nel suo pensiero, perché in fondo questo - la irriducibilità dell'uomo biblico alla storia dell'essere - è l'elemento che lo accomuna al nazionalsocialismo. Questa comunanza, che nella sua forma storica agisce nel pensiero heideggeriano senza essergli disponibile, rimane nel suo pensiero come una responsabilità mancata, una macabra risonanza.
Educazione, o la responsabilità del passato [L]
Educare contro il passato non è possibile, è una manifestazione di hybris smisurata - forse ancora più pericolosa in chi, come la Arendt, sinceramente è animato dal più fervido umanismo redentore - capace solo a chi ritenga che la propria assoluta volontà e i suoi astratti imperativi siano fondamento e sostanza sufficiente per un mondo completamente rinnovato, che l'uomo in sé, proprio e solamente quando denudato di ogni vincolo e riconoscenza e debito morale, possa essere demiurgo di una terra senza il male.
Exitus, esilio, salvezza. Appunti per un’altra lettura dei Quaderni Neri
Esiste la possibilità di rappresentare gli eventi durante il loro presentarsi? Rappresentare un fenomeno significa dare sempre e comunque un’interpretazione; da ciò se ne deduce che per carpire un evento che si presenta nell'immediato tramite segni e codici si crea un fenomeno, analogia che riguarda indubbiamente il medesimo evento ma che appunto lo ri-guarda, non lo è immediatamente.
Heidegger: antisemitismo dell’altro inizio
La frattura che incrina il pensiero greco originario, quando ellenizzandosi incontra l'orizzonte storico del monoteismo ebraico è la radice profondissima dell'antisemitismo heideggeriano. Heidegger stesso non la riconosce, parla come se quella frattura fosse tutta interna al pensiero greco.
Linguaggio non è una tecnologia [Il]. Una lettura di Documanità di M. Ferraris
Quando Heidegger cerca di ripropone sul piano storico, ovvero collettivo e politico, ciò che aveva tentato con Essere e Tempo, egli approda infatti ad un esito ancor più radicalmente fallimentare: il tentativo di opporre al destino nichilistico di autoannullamento della società industriale, ad una società che si compie e ai annulla nella mobilitazione tecnica totale, la possibilità di un indefinito ritorno ad un ethos dal fondamento comunitario e rurale. Questo doppio fallimento è la preziosa eredità del pensiero heideggeriano, fraintesa da chi giudica il suo "esito" senza pensarne la forma errata, da chi ritiene il pensiero heideggeriano "superato" o "da superare", senza assumere la sua natura di un pensiero fallito, ma fallito perché pensiero di un fallimento: pensiero del nichilismo dell'Occidente - il fatto che ciò che stava all'inizio dell'Occidente sia finito e che in questa fine l'Occidente si stia compiendo come globalità tecnologica - questione che sarà possibile derubricare nel momento in cui, non più la scienza, ma la filosofia riuscirà a pensare il nostro tempo in termini non nichilisti.
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Guido Cavalli
(Parma, 1974) ha studiato Composizione e Filosofia. Dottorando all'Università Cattolica di Milano. Ha pubblicato tre raccolte di versi: Piccolo canzoniere selvatico (Manni editori, 2005), Nel castagneto (con prefazione di Claudio Risé e postfazione di Giovanni Ronchini, Edizioni Diabasis, 2015), e Salita al lago Padre (con disegni di Andrea Bovaia, Manni editori, 2018). È presente in riviste, antologie e miscellanee (LietoColle, Bertoni editore, Puntoacapo edizioni, Mup). Con lo pseudonimo collettivo di Errico Malò ha pubblicato due romanzi (Cielo di paese, Mobydick, 2001, e Scaramuccia, Mobydick, 2004), e diversi racconti per quotidiani, riviste e antologie (Guanda, Mup, Aliberti). Si occupa di comunicazione per il Terzo Settore, ed è presidente del Punto di comunità Magnete di Milano.
Contatti
cavalli.g@gmail.com
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