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Jean-Luc Nancy: La dischiusura.
Decostruzione del cristianesimo
di Silverio Zanobetti


5 maggio 2015


Il sottotitolo del libro di Nancy recita: Decostruzione del cristianesimo. Tuttavia non si tratta di una decostruzione di Nancy, operata da Nancy, ma di un’auto decostruzione del cristianesimo stesso. Il testo si muove sullo sfondo di un’interrogazione riguardo i motivi della diffusa perdita di senso e di valore, in cui ogni valore è stato sostituito dall'equivalenza generale, l’equivalenza propria della merce. Nancy è un esempio, insieme a Wittgenstein, Deleuze e Derrida, di lucida consapevolezza del fatto che la decostruzione della metafisica non può essere fatta che al suo interno; essa stessa si decostruisce fomentando l’eccesso del suo principio di ragione.

Nancy si chiede “quanto è cristiano l’occidente” e “quanto è occidentale il cristianesimo”, rifiutando l’interpretazione di un’affermazione della modernità in funzione anticristiana. Anzi Nancy mostra in che senso il cristianesimo (anzi, il principio strutturante dietro di esso) abbia contribuito a generare l’Occidente. La modernità non è una riduzione dell’ignoto ma un’esasperazione dell’incommensurabile; l’Alogon è stato semplicemente introdotto dalla ragione in se stessa. Kant che apre ad una fede nei limiti della ragione.

Autodecostruzione del cristianesimo stesso, quindi, in quanto “il monoteismo è in verità ateismo”, in cui il problema non sta nella quantità di dèi, ma nel fatto che nel politeismo gli dei si davano nella loro presenza effettiva (nella natura, in un'immagine, in uno spirito posseduto) che assumeva i toni di minaccia, assistenza, potenza.

Nancy spiega come già con la figura di Cristo si era in presenza di un Deus absconditus senza nascondiglio, che faceva coincidere la propria divinità con la propria assenza. Eckart dice: «Preghiamo Dio di diventare liberi da Dio». Il monoteismo demolisce il teismo, «cioè la presenza della potenza che aggrega il mondo e ne assicura il senso». Il triplice monoteismo si autodecostruisce anche perché perde ogni simbolo di sacralità nel momento in cui si auto-interpreta sulla base di concetti come la ragione umana, i diritti umani, la dignità, la solidarietà dell'etica democratica...

I grandi mistici dei tre monoteismi sapevano bene che l’“uno” del “Dio” consiste nel fatto che non può essere posto, figurato, presentato. “Fede” è solo fedeltà ad un’assenza, certezza della fede in assenza di ogni assicurazione. L’ateo che rifiuta ogni appoggio esterno è più vicino alla fede del “credente senza fede”. L’ateismo, allora, è il cristianesimo realizzato. Non resta che tentare di estrarre dal monoteismo il suo tratto essenziale ed essenzialmente non religioso, al di là di ogni oggetto di credenza: l’assenteismo. Questo tentativo Blanchot lo compie parlando di un “senso assente” che ha senso nell’assentarsi, così non finendo mai di non “avere senso”. In altri termini, tentativo di un ateismo che sottrae a se stesso la posizione della negazione che enuncia.

Autodecostruzione del cristianesimo: nell’economia capitalistica e tecnologica il principio strutturante del cristianesimo è visibile nella monovalenza del valore, senso unico di circolazione del senso, le cui conseguenze riguardo alla disparità di ricchezza e potere sono insopportabili a causa dell’impossibilità di una fondazione sacralizzata delle gerarchie.

El Greco, San Giovanni evangelista, 1610-14, Toledo



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