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Kasparhauser ISSN 2282-1031

Lichtung. Luci
A cura di Giacomo Conserva

X | 2014


Introduzione
di Giacomo Conserva

La bellezza divina per i neoplatonici passa nell'universo, lo organizza, gli dà un senso (tracce di questo modo di vedere si trovano notoriamente alla base del pensiero di Tommaso d'Aquino e di Heidegger). Il mondo non sarà salvato dalla bellezza perché lo è, di base, già; occorre solo (solo) sintonizzarsi sulla più profonda connessione delle cose, e imparare a limitare, soggettivamente e collettivamente, il peso materiale e mentale della iniquità.



Viaggiatori mentali
di Giacomo Conserva e Jesse S. Cohn

Il Viaggiatore Mentale di William Blake non è solo un'opera "ciclica" nel senso del Finnegans Wake di Joyce o di Piedra del sol di Octavio Paz: è la descrizione di un mondo ciclico, un universo di spazio-tempo circolare in cui tutte le cose si ripetono. Qui, i normali processi ciclici della natura sono esagerati, spinti a estremi innaturali. così, una terra arida prima germoglia per poi rinsecchirsi in un "deserto", e i cieli stessi si allontanano per poi riavvicinarsi (Jesse S. Cohn)



Dylan Thomas: la cerebrale lebbra degli emblemi
di Giuseppe Crivella

Di chi era l’immagine del vento, l’impronta sullo scoglio, l’eco che chiedeva una risposta? Essa era aurea e anguicrinita. Si muoveva nel campo salato, ingoiante, al storia e le rocce, le oscure anatomie, lo stesso mare ancorato. Infuriava nell’utero infecondo.



Robbe-Grillet: come il congegno disfatto di un orologio
di Giuseppe Crivella

In Robbe-Grillet la narrazione instaura una coincidenza infesta e infernale tra parola e cosa, superficie e sguardo. Uno scambio convulso ma sottile, quasi insensibile, tra oggetto e occhio è ciò che egli persegue; in tal modo noi vediamo il soggetto ritrarsi in una muta pausa di registrazione, durante la quale il mondo si deposita dinanzi ad esso come la desolata totalità di una inerzia materiale prima e mentale poi, destinata a crollare costantemente sotto il peso catastale della propria contratta superfluità, anonima e oggettiva, ostinata e silenziosa, minerale ed immota.



Arthur Rimbaud: il peso insopportabile
di Francesca Brencio

«Poeta, Rimbaud lo fu in modo assoluto, perentorio». Eppure, come ricorda Isabelle Rimbaud, quando - durante la malattia - ella leggeva al fratello qualcosa, «quando capitava un verso, anche uno solo, mi supplicava di saltare. Aveva orrore della poesia».



Vincent Van Gogh: un pennello fremente di febbre e di emozione
di Marco Nicastro

Van Gogh dimostra come l'arte, quella autentica, non sia un esercizio solipsistico di creazione quanto piuttosto un'attività legata alla dimensione dell'altro, alla necessità di comunicare agli altri il proprio Sé e di confrontarsi con quanto di tale comunicazione gli altri recepiscono.



Deleuze-Guattari: la letteratura minore nell’argot di Céline
di Maurizio Montanari

Deleuze e Guattari sostengono che Kafka e la sua scrittura senza Edipo, siano di difficile collocazione, ma puntano decisamente il dito sull'eccessiva stratificazione clinica e analitica di ogni suo gesto, di ogni sua movenza. Scrivono: Noi crediamo soltanto a una politica di Kafka, che non è né immaginaria né simbolica. Crediamo a una o più macchine di Kafka, che non sono né struttura né fantasma. L'eccesso di lettura dell'invenzione personale di ciascuno, sia esso un letterato o meno, la uccide. Nevrotico o psicotico, insomma, chissenefrega.



Adorno, Fortini/Gryphius, Alciati
di Giacomo Conserva

Ecco un elmo, portato un tempo da un intrepido soldato, e spesso cosparso del sangue dei nemici. Adesso che c'è la pace, ha permesso alle api di usarlo come alveare, e i favi producono dolce miele.



Wittgenstein: un monologo
di Sonia Caporossi

Quaderno privato. Da non pubblicare, a rischio di sembrare matto, o quantomeno, retrivo. Appunto disordinato, numerato alla rinfusa. Giorno: corrente. Rilettura: passata. Lettori posteri presunti: il minor numero possibile. Titolo del paragrafo, se occorre un titolo. Inutilità di una metafisica che graverà per sempre sulle nostre teste.



Il concetto di concetto: suggestioni sul senso del dire
di Fabio Ciriachi

Se anche tentassi un recupero in extremis di temi più direttamente relativi al "senso dell'arte e della bellezza" non riuscirei a nascondere in modo credibile il mio niente da dire in proposito. Ho vaghi ricordi di una loro "poetica" trattazione nell'ordine alfabetico dei Sillabari di Goffredo Parise, ma non posso verificare, ché i libri sono a Roma e io, ora, vivo a Bruxelles.



Brutti filosofi
di Stefano Scrima

Socrate, padre della filosofia occidentale, era clamorosamente brutto. Così brutto che accanto alla sua sapienza negativa gli storici tenevano con particolare enfasi a ricordare questa sua qualità di satiro paonazzo, quasi come se le due cose non potessero viaggiare separate.







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