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Ne valeva la pena?
di Riccardo De Benedetti


8 gennaio 2013



Questa ulteriore precisazione di Marco Baldino, focalizzata sull’autoconfutazione della filosofia, precisa ulteriormente il suo pensiero. La filosofia gioca a mettersi vanamente in discussione (mai però come istituzione, i migliori autodistruttori non fanno altro che sgomitare per una cattedra, sono alla ricerca di Lectures ben pagate, di tour organizzati nelle migliori università finanziate dalle vili facoltà delle téchne). La sua carenza assoluta è dimostrata dall’afasia sulle nuove cosmologie e, infatti, gli affreschi scientifici sulla dimensione cosmologica hanno presa pressoché nulla sul pensiero e nulla può dire il pensiero su di esse, muto contempla l’evoluzione delle immagini del mondo che vorticano tra loro moderatamente e provvisoriamente incompatibili; domani verranno facilmente sostituite da altre. Marco Baldino raccorda con l’effettualità l’indigenza filosofica.

Ma la filosofia non si perde nell’effettualità; né l’ha creata né l’ha prodotta né può emendarla, casomai la subisce e subendola dà vita ai suoi effettacci migliori — la decostruzione di Derrida ne è l’apoteosi. Tanto è vero che proprio alla fine, quando il buon Jacques ha decostruito ogni paginetta che si è industriato ad aver tra le mani, con eleganza cerca di richiamare in vita l’etica, un’etichetta o poco più, spesso meno. Ne valeva la pena? Non sarebbe bastato riconoscere a Kierkegaard (quasi mai citato da Derrida — chissà perché) il dovuto e riservare a se stessi l’impossibile?

In realtà il discorso filosofico rivolto al letterario è esso stesso cattiva letteratura. Baldino dovrebbe chiedersi in cosa consiste la voluttà che evoca. Quella che ho in mente equivale a rimaner seduti sulla propria poltroncina nei giorni di pioggia con un buon libro in mano così come qualcun altro, molto più intelligentemente di me, non azzardo il noi, al libro sostituiva la morbide gambe di qualche bella amica. O ciò che intendeva Jean-Jacques Rousseau: … ces dangereux livres qu’une belle Dame de par le monde trouve incomodes, en ce qu’on peut, dit-elle, les lire que d’une main [quei libri pericolosi che qualche bella donna del mondo trova scomodi, perché, dice, bisogna leggerli con una mano sola].


Markus Lüpertz, Heart Bleeding,1998



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