Rivista di cultura filosofica
2015
Home
Monografie
Culture Desk
Ateliers
Chi siamo
Info
|
|
Heidegger e i Quaderni neri
A cura di Marco Baldino
Antisemitismo e tecnofobia: il quarto volume dei Quaderni neri di Martin Heidegger (1942-1948)
di Christian Fuchs
(Traduzione di Paolo Rizzi)
15 settembre 2015
1. Introduzione
Il quarto volume degli Schwarze Hefte di Martin Heidegger è stato pubblicato nel mese di marzo 2015 e contiene appunti filosofici scritti tra il 1942 e il 1948. [1] I primi tre volumi, che coprono il periodo compreso tra il 1931 e il 1941, sono usciti nel corso del 2014. I passaggi antisemiti in essi contenuti hanno dato il via a un lungo dibattito pubblico.
Qui Heidegger aveva scritto, per esempio, che gli ebrei hanno un particolare talento per il calcolo e che l’“ebraismo mondiale” ha come scopo lo sradicamento di tutti gli enti. Il curatore dei Schwarze Hefte, Peter Trawny, nel suo libro Heidegger e il mito della cospirazione ebraica, afferma che simili affermazioni sono tipiche dell’antisemitismo onto-storico di Heidegger e del sue teorema di una cospirazione ebraica mondiale. [2] Secondo Trawny, nei Quaderni neri Heidegger avrebbe posto una connessione tra tecnica moderna, pensiero calcolante ed ebrei. [3] Trawny sollecita una “correzione nel modo di affrontare il pensiero di Heidegger” [4] che, per altro, è già in corso. Alla luce dei Quaderni neri, Günter Figal ha dato le dimissioni dal suo ruolo di presidente della “Martin-Heidegger-Gesellschaft”. Figal afferma di essere convinto che il futuro della filosofia coincide con “la fine dell’heideggerianesimo”. [5] L’università di Friburgo ha preso in considerazione l’abolizione della cattedra che fu di Heidegger, dedicandole non più un corso ordinario di fenomenologia ma un corso in logica e analisi linguistica. [6]
Il quarto volume dei Quaderni neri è in continuazione o rappresenta una rottura con il pensiero che possiamo ritrovare nei primi tre volumi? Heidegger inizia uno dei quaderni di Anmerkungen I-V con una citazione di Leibniz:
«Qui me non nisi edits novit, non novit» [7] «Colui che mi conosce solo attraverso le opere pubblicate, non mi conosce affatto».
I Quaderni neri non sono una pubblicazione ordinaria, ma contengono appunti filosofici privati che Heidegger intendeva rendere pubblici in chiusura all’edizione delle sue opere complete. La citazione è un’indicazione di come questi ritenesse che il suo pensiero non fosse conoscibile senza la lettura dei Quaderni neri e che quindi la loro pubblicazione era importante tanto quanto l’intera opera per dare un quadro più completo del suo pensiero.
2. Deutschtümelei
Il libro mostra il grande disappunto di Heidegger per la scelta dell’Università di Friburgo di revocargli, nel gennaio del 1946, l’autorizzazione all’insegnamento. Egli vedeva in tale decisione un tradimento della filosofia e del pensiero in quanto tali, e un tradimento del popolo tedesco. [8]
Riporto di seguito alcuni dei fenomeni che, nel quarto volume dei Quaderni neri, Heidegger giudica come espressione di quelle che definiva le macchinazioni (Machenschaften) e le dimenticanze dell’Essere (Seinsvergessenheit): l’America, l’antifascismo, l’antropologia, l’arte astratta, l’Asia, il cristianesimo, la democrazia, i dischi, gli ebrei, l’esistenzialismo, la filologia, i film, i filosofi culturali, Georges Braques, il giornalismo, la Gran Bretagna, l’informazione, Jean-Paul Sartre, Juan Gris, Karl Jespers, Karl Marx, la matematica, i musei, Pablo Picasso, la psicologia, la radio, i registi, i ricercatori, le riviste, i romanzi, la Russia, il socialismo, gli storici, il surrealismo, la tecnica moderna, la televisione, i trattori.
I pochi fenomeni che Heidegger, invece, giudica positivamente, presi nel loro complesso sono un’espressione della Deutschtümelei (ideologia sciovinista tedesca): Adalbert Stifter, Bauer (in tedesco, contadino ma anche costruttore/creatore), la capanna, l’orgoglio contadino, l’eroismo, Ernst Jünger, le foreste, Friedrich Hölderlin, Friedrich Nietzsche, la Germania sudoccidentale, gli insegnanti, la lingua tedesca, Meister Eckhart, Oswald Spengler, la patria, la poesia, rimanere in silenzio, la scrittura a mano, la terra natia, le tradizioni.
3. Antisemitismo e odio per la modernità, la tecnica e il socialismo
Heidegger sostiene che l’ebraismo è il principio di distruzione, ovvero dell’autodistruzione della storia, che Marx è un’espressione di tale principio poiché vede spirito e cultura come una sovrastruttura, e che bisogna combattere gli ebrei:
L’anti-Cristo deve, come ogni anti-, nascere dallo stesso terreno essenziale contro il quale esso è anti-, perciò come “il Cristo”. Ciò deriva dalla comunità ebraica che nell’era dell’Occidente cristiano, ovvero l’era della metafisica, è il principio di distruzione. Il distruttivo risiede nel capovolgimento dell’integrità della metafisica, ovvero il capovolgimento di Hegel operato da Marx. Spirito e cultura diventano una sovrastruttura della vita, cioè l’economia, cioè l’organizzazione, cioè il biologico, cioè il Volk. Se ciò che è essenzialmente “ebraico” combattesse in senso metafisico contro quel che è ebraico, l’apice dell’autoannientamento della storia sarebbe raggiunto; poiché gli ebrei hanno ovunque raggiunto una dominazione totale, combattere contro “gli ebrei” diventa un obbligo. [9]
Der Anti-christ muß wie jedes Anti- aus dem selben Wesensgrund stammen wie das, wogegen es anti- ist-also wie‚ “der Christ”. Dieser stammt aus der Judenschaft. Diese ist im Zeitraum des christlichen Abendlandes, d.h der Metaphysik, das Prinzip der Zerstörung. Das Zerstörerische in der Umkehrung der Vollendung der Metaphysik-d.h. Hegels durch Marx. Der Geist und die Kultur wird zum Überbau des “Lebens”-d.h. der Wirtschaft, d.h. der Organisation-d.h. des Biologischen-d.h. des “Volkes”. Wenn erst das wesenhaft “Jüdische” im metaphysischen Sinne gegen das Jüdische kämpft, ist der Höhepunkt der Selbstvernichtung in der Geschichte erreicht; gesetzt, daß das “Jüdische” überall die Herrschaft vollständig an sich gerissen hat, so daß auch die Bekämpfung‚ des “Jüdischen” und sie zuvörderst in die Botmäßigkeit zu ihm gelangt. [10]
4. La banalizzazione del nazismo
Heidegger minimizza le responsabilità del nazismo sostenendo che l’occupazione alleata e la collaborazione dei tedeschi con le forze alleate dopo il 1945, o ciò che egli descrive come il nichilismo moderno, sarebbe peggiore degli orrori del regime nazista:
Heidegger argomenta contro un astratto nichilismo che sarebbe peggiore dei campi di concentramento: «Il terrore del nichilismo estremo è ancora più sinistro dell’intera mole degli aiutanti del boia e dei campi di concentramento» [«Der Terror des endgültigen Nihilismus ist noch unheimlicher als alle Massivität der Henkerknechte und der Kz»]. [12] Con il temine nichilismo Heidegger si riferisce all’“attuale configurazione politica mondiale”, [«augenblickliche politische Weltkonstellation»]. [13]
«I tedeschi scrive ora stanno nell’ombra (Beschattung) a causa del tradimento della propria essenza, rivolto contro se stessi; un processo che non è da riferirsi alle inevitabili conseguenze dello scomparso regime di terrore, ma piuttosto un comportamento più cieco di rabbia (blindwütiger) e più distruttivo della devastazione ampiamente visibile e degli orrori disegnati sui manifesti».
Die Deutschen stehen jetzt in der Beschattung durch die eigene gegen sich selbst betriebene Verräterei am eigenen Wesen-ein Vorgang, der sich nicht auf unvermeidliche Folgen des Terrorregiments des verschwundenen Systems berufen darf-ein Verhalten vielmehr, das blindwütiger ist und zerstörerischer als die weithin sichtbare Verwüstung und die in Plakaten anschaulich zu machenden Greuel. [14]
Il curatore del volume, Peter Trawny, in un nota scrive che Heidegger probabilmente fa riferimento ai manifesti esposti in Germania dalle forze alleate dopo la fine della guerra, manifesti che mostravano immagini dei campi di sterminio nazisti con il titolo: “Queste azioni disumane: Colpa vostra!” [“Diese Schandtaten: Eure Schuld!”]. [15]
«Quant’è avvilente questo cedere impotente dell’opinione pubblica mondiale al dominio del terrore planetario, al cui confronto, la pesante astorica brutalità del “Nazionalsocialismo” è pura inoffensività nonostante la palpabilità altamente visibile del caos che ha contribuito a creare».
Wie erbärmlich ist dies ratlose Kriechen unter der Beschattung durch den planetarischen Terror einer Weltöffentlichkeit, mit dem verglichen die massive Brutalität des geschichtslosen “Nationalsozialismus” die reine Harmlosigkeit ist trotz der unübersehbaren Handgreiflichkeit der von ihm mitangerichteten Verwüstung? [16]
«Non sarebbe per esempio, il fraintendimento di questo Geschick, [17] che non appartiene a noi stessi, non sarebbe la repressione del volere del mondo (Weltwollen) una “colpa”, e una “colpa collettiva” ben più essenziale, la cui enormità non può neppure essere commisurata con gli orrori delle “camere a gas”, una colpa più funesta di tutti i «crimini» «stigmatizzati» pubblicamente, una colpa per la quale certamente nessuno in futuro chiederà perdono? Si sospetta che già sin da ora la Germania con il suo popolo sia un solo campo di concentramento, del tipo che «il mondo» non ha mai visto e che «il mondo» neppure vuole vedere questo non-volere è ancora più volente della nostra assenza di volontà (Willenlosigkeit) contro il Nazionalsocialismo.
Wäre z.B. die Verkennung dieses Geschicks — das uns ja nicht selbst gehörte, wäre das Niederhalten im Weltwollen nicht eine noch wesentlichere “Schuld” und eine “Kollektivschuld”, deren Größe gar nicht-im Wesen nicht einmal am Greuelhaften der “Gaskammern” gemessen werden könnte; eine Schuld-unheimlicher denn alle öffentlich “anprangerbaren” “Verbrechen” die gewiß künftig keiner je entschuldigen dürfte. Ahnt “man”, daß jetzt schon das deutsche Volk und Land ein einziges Kz ist — wie es “die Welt” allerdings noch nie “gesehen” hat und das “die Welt” auch nicht sehen will — dieses Nicht-wollen noch wollender als unsere Willenlosigkeit gegen die Verwilderung des Nationalsozialismus. [18]
Nel 1946 Heidegger critica il fatto che il regime nazista disprezzasse lo spirito [19], ma nello stesso anno scrive che il 1933, l’anno dell’ascesa di Hitler al potere, fu altresì il tentativo di un “superamento (Überwindung) della metafisica” [20] e l’“opportunità per una possibile coscienza totale (Gesamtbesinnung) dell’Occidente” [21]. Egli scrive anche che: «überall nur “Opfer” sieht, wo vielleicht die Voraussetzung zum Opfer fehlte» («ovunque si vedono solamente “vittime”, dove forse mancano i presupposti dell’essere vittima»). [22]
Heidegger relativizza e nega la singolarità degli orrori del nazismo tracciando dei paragoni e sostenendo che dopo il 1945 qualcosa di ancor più spaventoso stava succedendo in Germania. Egli afferma che la collaborazione della Germania con le forza alleate dopo la fine della guerra, la denuncia pubblica e mondiale dei tedeschi e l’occupazione delle forze alleate dopo la liberazione della Germania dal nazismo sono peggiori del nazismo stesso e dei suoi crimini.
Nella cosiddetta “disputa degli storici” (Historikerstreit) del 1986, gli intellettuali tedeschi discussero circa l’unicità o meno dei crimini nazisti. Tra gli altri, essa comprese i contributi del filosofo e storico Ernst Nolte, che durante il nazismo fu allievo di Heidegger, e del filosofo Jürgen Habermas. Nolte era un sostenitore della necessità di una revisione della narrazione storica della Germania nazista, considerando nella discussione anche la tesi per cui la dichiarazione del 1939 del presidente dell’Organizzazione Sionista Chaim Weizmann, secondo la quale «gli ebrei di tutto il mondo combattono questa guerra dalla parte dell’Inghilterra», potrebbe convalidare l’ipotesi per cui «Hitler fosse legittimato a trattare gli ebrei tedeschi come prigionieri di guerra e a imprigionarli». [23] Egli sostenne anche che Auschwitz non fu principalmente una conseguenza dell’antisemitismo, ma che una reazione alla Rivoluzione russa: «Auschwitz non fu principalmente il risultato di un antisemitismo tradizionale e in sostanza non fu un puro «genocidio», ma in primo luogo e soprattutto fu una reazione dettata dalla paura dei processi di sterminio della Rivoluzione russa». [24] «Non è forse l’“omicidio di classe»” dei bolscevichi il Prius logico e fattuale dell’“omicidio razziale” dei nazisti?». [25]
Jürgen Habermas affermò che Nolte sminuiva i crimini nazisti e che negava “l’unicità dei crimini nazisti”. [26] «I crimini nazisti perdono la propria unicità quando sono per lo meno volgarizzati come risposta alla minaccia (ancora attuale) degli stermini bolscevichi. Auschwitz allora si riduce al formato di una innovazione tecnologica e si spiega con la minaccia «asiatica» posta da un nemico che è ancora alle nostre porte». [27]
Accettare l’unicità di Auschwitz e del nazismo sottolinea la colpa morale e politica dei nazisti e del nazismo. Fare dei paragoni con questo sistema, cercare di dare una spiegazione causale dipingendolo come la reazione a qualcosa di esterno, o sostenendo che qualcosa di più spaventoso è successo prima o dopo nel corso della storia, automaticamente rappresenta una scusa per il nazismo. Secondo Habermas, Nolte giustificava il nazismo e i suoi crimini negando la loro unicità e riducendoli a una reazione al bolscevismo. Alcune argomentazioni di Heidegger nel quarto volume dei Quaderni neri condividono con le ipotesi di Nolte la negazione dell’unicità del nazismo e delle cause immanenti di questo sistema di sterminio. Heidegger relativizza il nazismo esprimendo l’opinione che dopo il 1945 in Germania avvenne qualcosa di più orribile.
Non solo Nolte fu uno studente di Heidegger durante il nazismo, ma lo difende anche dall’accusa secondo cui il suo lavoro rifletterebbe l’ideologia nazista. Per esempio lo difende in una recensione del libro di Victor Fárias (Heidegger e il nazismo) [28]. In maniera fondata, Fárias sostiene che le idee di Heidegger erano cresciute all’interno di tradizioni di autoritarismo, antisemitismo e ultranazionalismo. Nolte afferma che il libro di Fárias è solo un prodotto indicativo di quella letteratura di denuncia che al giorno d’oggi prospera in molti campi [29] e che esso avversa l’intera tradizione tedesca ed europea in quanto non è “illuminato” nella comprensione dell’autore. [30] Heidegger e Nolte non solo sono entrambi rappresentativi dell’ideologia di destra in politica e in filosofia, ma paiono condividere anche l’opinione secondo cui i tedeschi sarebbero le vere vittime della storia del XX secolo.
Nel quarto volume dei Quaderni neri Heidegger dimostra poca compassione per le vittime del nazismo, mentre troviamo molto cordoglio per ciò che egli descrive come il tentativo di distruzione dei tedeschi e della loro cultura. Nel 1946 Heidegger parla di una «vergogna mondiale che minaccia il popolo tedesco» («Weltschande, die dem deutschen Volk droht»), [31] di un «un meccanismo assassino che è stato messo in funzione in Germania» [«jetzt in Deutschland (...) in Gang gebrachte Tötungsmaschinerie»], [32] che la logica della bomba atomica è la stessa del meccanismo assassino che incombe sui tedeschi. [33] Nel 1948 esprime la stessa opinione affermando che c’è un progetto «per annientare i tedeschi dal punto di vista spirituale e dal punto di vista storico. Non prendiamoci in giro — scrive — Una vecchia volontà di vendetta si diffonde per la terra» [«die Deutschen geistig und geschichtlich auszulöschen. Man mache sich nichts vor. Ein alter Geist der Rache geht um die Erde»]. [34] L’ideologia di Heidegger è chiaramente antidemocratica quando, per esempio, nel 1946/1947 scrive: «Gli antifascisti sono gli schiavi più infimi dell’incombente grande fascismo che in America e Russia si chiama democrazia» [«Die Antifaschisten sind die niedrigsten Sklaven des kommenden Großfaschismus, der sich in Amerika und Rußland Demokratie nennt»]. [35]
5. Media e tecnica
Heidegger vede in atto una cospirazione mondiale. Nel 1946 si chiede: «Per quanto ancora dominerà la furia calcolatrice? O essa sta addirittura solo cominciando a imporsi come la legge della macchinazione?» [«Wie lang noch mag die Hast des Verrechnens herrschen? Oder ist sie gar erst dabei, sich als Gesetz der Machenschaft einzurichten?»]. [36] Nel 1948 specifica la natura di questa macchinazione, che coinvolgerebbe cultura, tecnica e religione ebraica: «La cultura, è fondata sull’essenza di una tecnica che è una macchinazione creatrice di desolazione. Il moderno sistema di dittatura totale trae origine dal monoteismo giudaico-cristiano» [«Auch die Kultur gehört, wie das mit ihr gegebene Kulturbewußtsein zur Historie, d.h. zur Subjektivität. Sie gründet, die Kultur nämlich, im Wesen Die modernen Systeme der totalen Diktatur entstammen dem jüdisch-christlichen Monotheismus»]. [37] Questo passaggio è una forma di antisemitismo motivato dalla religione: Heidegger attribuisce agli ebrei come colpa ciò che vede come un declino associato alla tecnica e alla cultura moderne. Simili passaggi antisemiti si possono trovare nei quaderni di Heidegger del 1948 come in una lettera del 1916, quando, a ventisette anni, scriveva alla mogli Elfride: «La giudaizzazione della nostra cultura e delle nostre università è sicuramente spaventosa e penso che la razza tedesca debba ancora raccogliere molta forza interiore per sollevarsi». [38] C’è una continuità nel pensiero di Heidegger.
Negli anni seguenti alla seconda guerra mondiale, negli anni coperti dal quarto volume dei Quaderni neri, quando Heidegger parla di dominio e dittatura, normalmente intende la tecnica e i media moderni. Così, per esempio, nel 1946, parla di «dittatura del pubblico tramite il dominio della “stampa”» [«Diktatur der Öffentlichkeit durch die Herrschaft der “Zeitung”»]. Nel 1946/47 afferma che da 350 anni la tecnica perseguirebbe la «la distruzione dell’essere e dell’essenza umana» [«Zerstörung des Seyns und Menschenwesens»]. [39] Nel 1948 scrive che «il dominio dell’opinione pubblica è già così dittatoriale» [«die Herrschaft der öffentlichen Meinung ist schon so diktatorisch»] [40] e parla dell’«organizzazione tecnica del Dominio Totale della dimensione pubblica» [«technischen Organisation der Totalen Herrschaft der Öffentlichkeit»] [41] e dell’«odierna dittatura sul pubblico e i suoi strumenti» [«die heutige Diktatur der Öffentlichkeit und ihr Instrumentarium»]. [42] Tali passaggi rendono l’idea di quanto probabilmente egli intendesse quando descriveva il moderno sistema di dittatura totale originato dal monoteismo giudaico-cristiano.
Il quarto volume dei Quaderni neri mostra che Heidegger negli anni 1942-1948 vedeva in azione una cospirazione mondiale che identificava con gli ebrei, la tecnica moderna, i media moderni, il socialismo e la democrazia. Tali idee le scrive anche nel 1948, appena un anno prima di tenere alcune delle lezioni preparatorie per il suo libro sulla questione della tecnica, pubblicato in Germania nel 1953 come Die Technik und die Kehre. [43] In una di queste lezioni (Brema, 1° dicembre 1949) Heidegger è contenuta la famigerata affermazione secondo cui «La fabbricazione di cadaveri nelle camere a gas è nella sua essenza la stessa cosa di una agricoltura come industria alimentare motorizzata, la stessa dei blocchi e della riduzione dei paesi alla fame, la stessa cosa della fabbricazione delle bombe all’idrogeno». [44]
Ne La questione della tecnica, Heidegger definisce la tecnica moderna das Ge-stell (l’imposizione, l’impianto), [45] con cui intende “quell’appello provocante che riunisce l’uomo nell’impiegare come «fondo» ciò che si disvela”. [46] Il Gestell è una forma strumentale di rivelazione. La tecnica moderna come Ge-stell è accomunata alla scienze esatte, alla matematica e alla fisica moderna, che hanno una visione strumentale del mondo e credono che tutto sia calcolabile.
Il quarto volume dei Quaderni neri mostra come durante il 1948, cioè l’anno precedente la conferenza di Brema, la visione del mondo di Heidegger si mantenesse in una prospettiva di destra, che pensava la tecnica come una cospirazione mondiale. Il principale lavoro di Heidegger sulla tecnica, così come altri suoi scritti, manca di un’analisi e di una critica della moderna economia politica del capitalismo capace di inquadrare e dare forma all’idea e all’uso della tecnica moderna. Al contrario, Heidegger credeva in una cospirazione mondiale, la cui principale manifestazione era la tecnica moderna. La questione della tecnica si basa sull’ideologia conservatrice di Heidegger, il che rende incomprensibile il motivo per cui molti analisti e teorici della tecnica, tra i quali molti studiosi di internet e dei media, citino positivamente questo lavoro.
È tempo ormai di abbandonare il lavoro di Heidegger e la sua analisi della tecnica. Il quarto volume dei Quaderni neri e la visione conservatrice che esso rivela per gli anni 1942-1948, possono solo rafforzare questo giudizio. Heidegger e la teoria critica della società, dei media e della tecnica sono inconciliabili. Tale teoria, invece, può più facilmente basarsi sulla dialettica della tecnica in Karl Marx, sulla nozione di reificazione in Lukács, sul concetto di ragione strumentale di Max Horkheimer e Theodor Adorno e sulla categoria di razionalità tecnologica di Marcuse.
[1] M. Heidegger, Anmerkungen I-V (Schwarze Hefte 1942–1948). Gesamtausgabe, Band 97, hg P. Trawny, Klostermann, Frankfurt am Main 2015.
[2] Cfr. P. Trawny, Heidegger e il mito della cospirazione ebraica, trad. it. di Chiara Caradonna, Bompiani, Milano 2015, p. 8.
[3] Cfr. ivi, pp. 24-25 sgg.
[4] Ivi, p. 102.
[5] G. Figal, intervista con Badische Zeitung, 23 gennaio 2015, http://www.badische-zeitung.de/literatur-und-vortraege/das-ende-des-heideggerianertums.
[6] J. Kaube, “Streit un Heidegger-Lehrstuhl. Martin? Edmund!”, FAZ Online”, 27 febbraio 2015, http://www.faz.net/aktuell/feuilieton/streit-um-heidegger-lehrstuhl-martin-edmund-13452086.html
[7] M. Heidegger, Anmerkungen I-V, cit., p. 325.
[8] Cfr. Ivi, p. 71, 79-80, 83-85, 87, 96-97.
[9] Le traduzioni dei passi da Anmerkungen I-V sono condotte sulla traduzione inglese proposta da Christian Fuchs. Riportiamo sempre anche l’originale tedesco, in modo da consentire al lettore interessato un rapido riscontro. [Ndc]
[10] M. Heidegger, Anmerkungen I-V, cit., p. 20.
[11] Ivi, p. 238.
[12] Ivi, p. 59.
[13] Ibidem.
[14] M. Heidegger, Anmerkungen I-V, cit., pp. 84¬-85. Heidegger usa il termine Beschattung (ombra) invece di Besatzung (occupazione). Il termine ha due diverse connotazioni: a) sorveglianza e b) gettare un’ombra su qualcuno. L’uso di questo termine indica la sua visione negativa dell’occupazione della Germania da parte di americani, britannici, francesi e russi, una visione che trascura il fatto che l’occupazione era la necessaria conseguenza della liberazione dal nazismo che era un progetto tedesco antisemita, fascista, razzista, anti-democratico, anti-marxista, orientato al darwinismo sociale, al nazionalismo, all’imperialismo, al culto della personalità.
[15] Ivi, p. 84, nota 45. Per un esempio si veda: http://www.hdg.de/lemo/bestand/objekt/plakat-schande-schuld.html
[16] Ivi, p. 87.
[17] Il termine tedesco Geschick significa talento, ma è anche legato al termine Schicksal (destino, fato) e schicken (mandare). In Sein und Zeit Heidegger definisce il Geschick come “lo storicizzarsi della comunità, del popolo” (cfr. M. Heidegger, Essere e tempo, trad. it. di P. Chiodi, Longanesi, Milano 1976, p. 461) e “lo storicizzarsi dell’Esserci nel con-essere con gli altri” (ivi, p. 462). Tuttavia egli parla anche della “storia” (Geschike) dei problemi (ivi, p. 37). In Über den humanismus Heidegger scrive: “Das Sein hat sich dem Denken schon zugeschickt. Das Sein ist als das Geschick des Denkens” (cfr. M. Heidegger, «Brief über den “Humanismus”», Wegmarken, GA 9, Klostermann, Frankfurt am Mein 1976, p. 363) – “L’essere si è già destinato al pensiero. L’essere è come destino del pensiero” («Lettera sull’“umanismo”, in Segnavia, a cura di F. Volpi, Adelphi, Milano» 1987, p. 314). Qui Heidegger usa i termini Geschick e schicken/zugeschickt nello stesso contesto. Data la polisemia del termine “Geschick”, la scelta migliore è quella di lasciarlo in originale.
[18] M. Heidegger, Anmerkungen I-V, cit., pp. 99-100.
[19] Ivi, p. 209.
[20] Ivi, p. 147.
[21] Ivi, p. 174.
[22] Ivi, p. 136.
[23] In R. Augstein et al., “Historikerstreit”: Die Dokumentation der Kontroverse um die Einzigartigkeit der nationalsozialistischen Judenvernichtung, Piper, München 1987, p. 24.
[24] Ivi, p. 32.
[25] Ivi, p. 45.
[26] Ivi, p. 97.
[27] Ivi, p. 71.
[28] Cfr. E. Nolte, «Eine Höhepunkt der Heidegger-Kritik? Victor Farías’ Buch “Heidegger et le Nazisme”», Historische Zeitschrift, 247 (1), 1988, pp. 95-114.
[29] Cfr. ivi, p. 108.
[30] Cfr. ivi, p. 113.
[31] M. Heidegger, Anmerkungen I-V, cit., p. 146.
[32] Ivi, p. 148.
[33] Ivi, p. 151.
[34] Ivi, pp. 444-45.
[35] Ivi, p. 249.
[36] Ivi, p. 142.
[37] Ivi, p. 438.
[38] M. Heidegger, “Anima mia diletta”. Lettere di Martin Heidegger alla moglie Elfride 1915-1970 / cura, scelta e commento di Gertrud Heidegger, trad. it. di Paola Massadro e Palma Severi, Il Melangolo, Genova 2007, p. 47.
[39] M. Heidegger, Anmerkungen I-V, cit., p. 251.
[40] Ivi, p. 460.
[41] Ibidem.
[42] M. Heidegger, Anmerkungen I-V, cit., p. 509.
[43] M. Heidegger, Die Technik und die Kehre, Klett-Cotta, Stuttgart 1962. Di questo testo esiste una traduzione in italiano reperibile soltanto in biblioteca: M. Heidegger, La tecnica e la svolta, a cura di F. Favino, Roma, 1981. Del Die Kehre [La svolta] esistono più traduzioni; la più accessibile è senz’altro quella curata da M. Ferraris per Il Melangolo: M. Heidegger, La svolta, Genova, 1990. Il testo “Die Frage nach der Technik, 1953”, è stato poi compreso da Heidegger, nel 1954, nella raccolta Vorträge und Aufsätze (ora in GA 7, Klostermann, Farnkfurt am Main, 2000), tradotta in italiano da G. Vattimo (M. Heidegger, Saggi e discorsi, Mursia, Milano 1976). [Ndc]
[44] M. Heidegger, Conferenze di Brema e di Friburgo, Adelphi, Milano 2002, pp. 49-50. Si tratta della seconda conferenza pronunciata a Brema nel 1949, intitolata “L’impianto”. Per una discussione si veda Ch. Fuchs, “Martin-Heidegger’s Anti-Semitism: Philosophy of Technology and the Media in the Light of the «Black Notebooks». Implications for the Reception of Heidegger in Media and Communication Studies”. tripleC: Communication, Capitalism & Critique, 13 (1), di prossima pubblicazione in Kasparhauser.
[45] Il termine Ge-stell designa l’essenza della tecnica attraverso la riunione (Ge-) di tutti gli stellen (porre): be-stellen (ordinare, nominare, fissare, comandare, disporre…), her-stellen (produrre, instaurare…), vor-stellen (presentare, mettere avanti…), ver-stellen (impiegare, condizionare, posizionare, alterare…) che indicano altrettanti aspetti o atteggiamenti propri della (o del pensiero proprio della) metafisica e della tecnica. In italiano è stato per lo più reso con “imposizione” (Vattimo) e “impianto” (Volpi). [Ndc]
[46] M. Heidegger, Saggi e discorsi, cit., p. 14.
Christian Fuchs è professore alla University of Westminster’s Communication and Media Research Institute (CAMRI). Editor delle rivista TripleC. Communication, Capitalism & Critique. I suoi interessi di ricerca si incentrano sulla teoria critica, sull’economia politica dei media, sulla comunicazione, sui rapporti tra cultura e internet e sulla sociologia critica dei media. Tra le sue monografie Culture and Economy in the Age of Social Media (2015); OccupyMedia! The Occupy Movement and Social Media in Crisis Capitalism (2014); Digital Labour and Karl Marx (2014); Social Media: A Critical Introduction (2014); Foundations of Critical Media and Information Studies (2011); Internet and Society: Social Theory in the Information Age (2008). University of Westminster: Communication and Media Research Institute (CAMRI) London, UK, Christian.fuchs@uti.at , http://fuchs.uti.at
|
|