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Rivista di cultura filosofica

2022


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Onde

Giacomo Conserva




I
1. arrivò al ponte. l’acqua scorreva lenta, portando sacchetti di plastica, contenitori, barattoli, formando una schiuma grigia, arrestandosi in gorghi. vedeva una figura sollevarsi e camminare, e questo la riempiva di gioia, perché era la prova vivente che qualcosa sarebbe cambiato. Un incontro avrebbe avuto luogo/ come era stato profetizzato/ un tempo.
“Sono felice?” Esitazione del corpo, si sfiora la coscia, il ginocchio che emerge dalla sottana corta (taffetà e seta), il gesto che si sfiocca a mezz’aria, come l’acqua che va.
Come in un libro di Virginia Woolf, pensò. Le voci che si intrecciavano - never did anybody look so sad - o K.B.

2. e adesso si era messa a studiare greco, e leggeva Herakleitos e la poetica di Aristotele, e lui la andava a trovare spesso, e le giornate non erano più così lunghe.

3. quando faccio l’amore i corpi scambiano contorni, non capisco più chi e chi non sono io, come calore e gelo, un fruscio d’ali di un altro che parla, e dita e seni e l’incavo dell’ascella non so dove la tua mente si trova. Glicine (lillà) si manifesta fra le foglie di vite, mentre il vento che viene dalla baia, leggermente, fa vibrare l’aria e diffonde le lontane risonanze di auto per la stretta strada della collina, e ci si avvicina - così per far festa- alla casa che è lì davanti, tutta dipinta di rosa, ed io/tu sorridiamo e ti passo il braccio attorno alla vita guardando i ragazzi-ragazze che ballano sul prato, fra trifoglio e fiori di primavera, il rock della trasformazione (questo era in un altro paese).

4. Ma non era nient’altro che il suo aspetto? diceva la gente. Cosa c’era dietro ad esso - la sua bellezza, il suo splendore? Si era forse fatto saltare il cervello, si chiedevano, era morto forse la settimana prima che si sposassero - qualche altro, precedente innamorato di cui arrivava la voce? Oppure non c’era nulla? nulla tranne un’incomparabile bellezza oltre la quale ella viveva, e che non poteva far niente per disturbare? Perché, per quanto facilmente lei avrebbe potuto dire in qualche momento di intimità quando racconti di grande passione, di amore sconfitto, di ambizione respinta le venivano incontro come lei stessa avesse conosciuto o sentito o attraversato quelle stesse cose, lei non parlava. Lei era silenziosa sempre. Lei conosceva allora- quello che le persone furbe spacciavano. La sua unicità di mente la faceva cadere diritta come una pietra, scendere precisa come un uccello, le dava, per natura, quella misura e presa dello spirito sulla verità che deliziava, confortava, sosteneva - forse falsamente.

5. (“La Natura ha solo poca argilla”, disse Mr. Bankes una volta, ascoltando al telefono la sua voce, e molto toccato da essa sebbene lei stesse solo dicendogli una cosa su un treno, “come quella di cui ti ha modellato”. Come egli la vedeva al termine della linea, greca, occhi azzurri, naso diritto. Quanto incongruo gli sembrava stare telefonando ad una donna come quella. Le Grazie incontrandosi sembravano avere unito le mani in prati di asfodelo per comporre quella faccia. Sì, avrebbe preso il treno delle 10 e 30 a Euston.)

6. L’immagine femminile di luce-gioia inseguita & cercata & proiettata, da una mente all’altra, e la luce è opposta alle tenebre, ma cosa c’entra tutto questo con il mio corpo e con il tuo, non lo so.


II
“Be’”- lei alzò un po’ le spalle. “Chi sa?”
Arctor andò alla finestra e guardò fuori. Dan Mancher sarebbe senza dubbio capitato lì prima o poi: la ragazza era una sorgente di denaro, e Dan sapeva che lei avrebbe avuto bisogno delle sue dosi regolari una volta che la sua provvista si fosse esaurita. “Quanto puoi tirare avanti?” chiese.

Chicano, piccola e non troppo bella/ Tarantula/ be’ probabilmente anche la pistola è rubata/ non possiamo nemmeno essere sicuri di vedere un’altra alba/ “il miglior libro dell’anno”/ “straordinario”

senza significato nel suo trascinarsi come una pantera nell’alba - le parole si intersecano e creano storie - le figure vengono proiettate sulla mente - what are you doing

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una volta si era fermato a un incrocio, e aveva ascoltato a lungo il treno che passava (la ferrovia era vicina). Poi, girandosi lentamente verso il ragazzo che lo accompagnava, esile e con prima peluria e giacca azzurra, gli aveva detto:
Sembra un animale.
Il che non era gran che come intuizione poi, nemmeno per uno come lui ’nato e allevato‘ fra le case.

Il generatore automatico aveva iniziato a trasmettere musica dalla nicchia nel muro in cui era incorporato. Reggae giamaicano nell’aria stordiva passanti attoniti, mentre per il resto tutto continuava/ Quest’uomo che chiameremo Fred, dichiarò l’ospite, perché questo è il nome in codice sotto cui riferisce le informazioni che raccoglie/ yeah, si mise accanto a lui, con la bocca spalancata/ l’abuso di droghe non è una malattia/ gliel’avevano detto

Bob Arctor raccoglieva informazioni perché era pagato per farlo/ era la sua scelta la sua arte e la sua gioia/ se vuoi fare all’amore con lui non c’è bisogno che tu mi dica queste cose/ I know how to make men happy/ never did anybody look so sad/
& con pochi libri in mano non sapeva come orizzontarsi; tutta la sua esistenza antica, fra una leggenda ed invocazioni agli dei, cerimonie che commemoravano vecchie glorie.
& questo prima dell’arrivo dell’uomo bianco, naturalmente, i suoi pensieri & sensazioni & desideri -
she comes she comes
lei viene lei viene/ & conoscere 3 o 4 lingue non era un vantaggio se non in qualche senso limitato, ma dove gli altri vivevano era solitario, ma la casa bianca dove vado non è mai sola qui con me. & sono felice quando lascio il mio paese, when I outgrow it, free I go, con emozione guardo le siepi ben curate e i primi fiori, con tenerezza me ne vado, hence I go.

ricordo un sole splendente, sopra gli alberi del Parco, e sapere con chiarezza che il sole era il disco di Visnù, nel senso più letterale della parola, e che la bontà esisteva e si manifestava nel mondo - per me, per tutti.
Più tardi, quando calava la sera e i colori mutavano, due o tre persone si raccoglievano ad ogni angolo. Era così l’uso, da dieci anni ormai. // E frammenti di parole volavano nel vento, frammenti di storie, come due più uno che in qualche modo faceva tre (oppure no), e tu mi hai preso la mano, e poi un tocco sulla spalla, e una stretta al cuore pensando a tutto quello che sarebbe successo -precognizione, telepatia, empatia- e la bambola meccanica appoggiata alla finestra si mise a muoversi al dolce suono di un carillon, come per gioco, la festa.
Come nella Faerie Queene: vengono generate storie - il tessuto astratto delle avventure genera le storie.
Restava da capire quale storia fosse questa, adesso, e chi riguardasse. Ma era un compito che si poteva lasciare ai continuatori, e comunque non poteva esserci alternativa alcuna al puro effetto dello scorrere materiale del tempo.





[Qualche nota su ONDE, ottobre 2022]

Inverno '81/'82. Ero molto triste (finito il Movimento, finita per me la politica, finiti i piccoli gruppi in trasformazione, finiti uno o diversi amori, dura analisi in corso, molta angoscia). Come in una vecchia poesia di Ginsberg, ETERE: traccio “un universo che non capirà, un universo fatto di tristezza”.- Però, in mezzo al gloom (la cupezza), la speranza di qualcos’altro.
Vediamo.

ONDE deriva da Waves (The wave) di Virginia Woolf, oltre che dalle onde elettromagnetiche che si incrociano, si fondono etc attorno e dentro di noi. (I brani introduttivi alle varie sezioni del romanzo, con il ritmo che li sorregge).
E VW compare in due sezioni, tradotte da me da Gita al faro: la madre giovane contemplata nella memoria.
(KB, nella mia testa, era Karen Blixen).

Vi è una incertezza e un oscillare semantico, sintattico, e della lingua stessa (italiano, inglese), che è attraversato da una musica “non per l’orecchio sensibile, ma per la mente” (Keats: not to the sensual ear). Come viene detto: “le parole si incrociano e creano le storie”. E le storie ricompaiono esattamente alla fine, con la Faerie Queene. Nella Faerie Queene, il grande sconfinato poema elisabettiano di Edmund Spenser: sostenute dalla incredibile melodia e varietà delle stanze le varie avventure compongono i libri, e i libri il tutto - chiuso però dalla contesa fra Mutabilitie (Mutevolezza) e Eternity - con la speranza e preghiera di Spenser che vinca l’eternità della redenzione (il principio speranza di Bloch, mi viene da dire).

Come, all’inizio, l’attesa che qualcosa succeda, l’attesa dell’incontro (è una donna che viene, in un paesaggio largamente desolato, inquadrata, e poi un incontro, il fare all’amore, i corpi e le menti che si uniscono e si confondono, sullo sfondo di una comunità di appartenenza senza appartenenza (i ragazzi e le ragazze che ballano) (il rock della trasformazione).
E il gender di chi parla, sogna, agisce è mutevole, incerto - non per scelta ma perché le cose stanno esattamente così.

A monte, oltre VW, Henry James. E le canzoni che allora amavo (Lou Reed, David Bowie, Patti Smith). E Philip Dick, ‘Uno scanner oscuramente’ (come in una lettera di San Paolo: ora vediamo ‘per speculum in aenigmate’ - attraverso un vetro, oscuramente); lì, Dan Mancher è uno spacciatore di Substance D, sostanza morte- Bob Arctor un agente della narcotici infiltrato che diventa tossico lui stesso e letteralmente si distrugge il cervello, Donna Hawthorne il suo impossibile oggetto d’amore).

Tarantula è un libro surreale e anfetaminico scritto da Bob Dylan nel '65.

“Frammenti di parole volano nel vento”: l’opera non è semplicemente “aperta”, ma è fatta a pezzi, dispersa come i messaggi del Redentore gnostico, che sopravvivono solo come tracce. E la bambola che si rianima: l’immagine della salvezza (che qualcosa si rianimi in noi, in me).

(Nel '79, leggendo A scanner darkly, mi sembrava di leggere la mia vita).

Ma qui siamo oltre. Ci sono i ricordi degli Indiani d’America, delle loro canzoni (avevo avuto un libro bellissimo sui loro testi) e della loro esistenza. La visione di Visnù: la ebbi davvero, al Parco Ducale di Parma, un giorno (forse flashback di acido - ma assolutamente VERA).

E alla fine l’attesa che in qualche modo le varie storie si ricompongano in UNA storia, con un senso. Attesa che in effetti attende sperando, senza nessuna alternativa possibile, la grazia del/dal semplice passare del tempo (“Il Tempo è la grazia dell’Eternità”, William Blake).


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