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Andrea Bovaia: Difese, 2019
Kasparhauser ISSN 2282-1031
Contro la poesia
A cura di Guido Cavalli
XVII | 2020
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ABSTRACT
Forse ogni epoca, in modo diverso, mette in discussione la poesia. Oggi, però, più che la sua congenita eccedenza, esasperazione, instabilità, la poesia sembra patire un difetto di identità, una triste somiglianza con lo sfondo, una sospetta sintonia con gli spazi, i toni, i modi della comunicazione odierna. Fortini parlava di “Surrealismo di massa” per svelare la convergenza tra i comportamenti e i valori con cui la più lirica e evocativa delle avanguardie avrebbe voluto dare attacco alla Norma e ciò che nel frattempo è divenuto la normalità. “Automatismi psichici e verbali, sovvertimento dei rapporti spazio-temporali, esaltazione dell’arbitrio eccetera sono penetrati nella generalità dei nostri contemporanei soprattutto attraverso le strumentazioni dominanti, visive e verbali, del secolo; cioè la televisione e la pubblicità”. Ed ora che tutto il linguaggio è sempre subliminale, polisemico, ora che tutta la parola è sempre metonimica, evocativa, sensitiva, ora che è compiuta la trasformazione (digitale) della parola in immagine, luogo del nonsenso e dell’inconscio… ora che cosa rimane alla poesia?
Indice
Una provocazione di Fortini “contro la poesia”, per incominciare, di Guido Cavalli
Finirà la poesia? di Claudio Risé
La poesia e la cura, di Alberto Bertoni
Una poesia senza genesi e senza esodo? di Andrea Ponso
Contro la poesia: la posizione barbara, di Italo Testa
Che cosa rimane oggi della poesia? di Giuliano Ladolfi
Fedeli alla poesia: quello che resta, di Eleonora Rimolo
La poesia è di moda o si è fatta moda della poesia? di Gian Ruggero Manzoni
Un dialogo sulla poesia con Luca Ariano
Poesia come tensione tra inconscio e forma, di Marco Nicastro
La parola digitale e la poesia. Prime questioni, di Guido Cavalli
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